venerdì 31 agosto 2007

Croazia - Dall'alto del faro

Voglia di stare soli in un faro, a picco sul mare? Potrebbe sembrare il risultato di un’eccessiva “esposizione” al romanzo di Moccia “Scusa ma ti chiamo amore”, e invece…

Invece noi, senza essere mai stati lettori di Moccia, l’abbiamo fatto per il capodanno 2007: sono passati mesi, ma questo viaggio inusuale merita di essere raccontato ancora con la stessa intensità. Il “nostro” faro si trova in Croazia, nell’arcipelago Dalmata al largo di Spalato, ed è uno tra i luoghi più romantici che abbiamo avuto la fortuna di abitare insieme. Per rendere l’idea, allo scoccare della mezzanotte abbiamo brindato da soli in totale silenzio. Nel cielo niente fuochi d’artificio, ma una luna enorme che si specchiava nel mare.

Come spesso accade, l’idea ci era venuta all’ultimo minuto. La risposta alla mail mandata alla Plovput, l’ente croato che gestisce l’ospitalità nei fari, è arrivata mentre stavamo già terminando la nostra prima tappa nella bellissima Trieste. L’appartamento nel faro era nostro! Così quello che doveva essere un itinerario improvvisato giorno per giorno, si è rapidamente trasformato in una tirata per attraversare in lunghezza il Paese e raggiungere direttamente Spalato. Da lì sarebbe partita la nave che, dopo aver fatto scalo più volte, lasciando la maggior parte dei passeggeri su altre isole, si sarebbe spinta fino a Lastovo (il nome italiano è Lagosta, con l’accento sulla prima “a”).

Se durante l’estate il turismo di massa trasforma le regioni croate (soprattutto la costa) in un lungo serpentone di auto in coda, fuori stagione alcune località sembrano disabitate. Non c’è quasi niente da fare, ma d’altronde se vuoi stare in un faro non stai cercando nuove compagnie.

In realtà non eravamo esattamente soli. Il guardiano del faro c’è, e vive lì accanto con la sua famiglia. Neanche per lui, la moglie, i due figli e il cane c’è molto da fare, se non un po’ di manutenzione. Forse è per questo motivo che il loro albero di Natale è così pieno di addobbi, disposti con cura certosina. Ci piace pensare che quest’uomo burbero all’apparenza (rigorosamente in jeans t-shirt bianca e infradito malgrado il vento invernale fortissimo e gelato) sia in realtà poco comunicativo per timidezza e per scarsa conoscenza dell’inglese. Forti di questa convinzione gli regaleremo anche una fetta di pandoro prima di ripartire, e il suo sguardo incredulo ci confermerà la sua vera natura.

Per arrivare al faro una strada stretta e perlopiù sterrata sale ripida a 90 metri sul mare. Da qui, nell’estremità meridionale dell’isola, lo sguardo abbraccia Skrivena Luka, la baia nascosta protetta dai venti. In cima alla collina il cilindro di pietra del faro la domina da più di cent’anni. Eppure almeno una volta, in passato, la tranquillità si è spezzata. Impossibile?! Scuro in viso e per niente rallegrato dal ricordo, il guardiano liquida così il racconto di quando è venuto Bono degli U2: “Televisioni e giornalisti sono arrivati fin qui per lui. Che confusione!”

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