venerdì 26 novembre 2010

Tangeri. La città bianca che non delude


Una cosa è non viaggiare e un'altra è rimandare il momento in cui mettere a posto cose, foto e ricordi...e postare sul blog i viaggi fatti. Per Tangeri è andata così: un weekend infilato a forza tentando di prolungare l'estate, dopo che tutta la stagione se ne era andata con un nulla di fatto o quasi quanto a spostamenti, a parte "i soliti". Al ritorno, a settembre ormai inoltrato, potevamo soltanto ributtarci a capofitto in tutto ciò che avevamo messo in attesa e che non poteva più attendere.

Tornare in Marocco è stato come rivivere il viaggio del 2007, su e giù per il Paese con ogni mezzo possibile. Le stesse insegne sopra i negozi, gli sguardi profondi delle persone contornati dal nero del kajal, lo stesso odore speziato per le strade e stantio nella stanza della pensione che non vedeva idraulici e imbianchini almeno dai tempi in cui lì stavano William S. Burroughs e i colleghi della Beat Generation. C'era insomma un già vissuto che potevamo far riaffiorare dai ricordi. Ma c'era anche il nuovo da scoprire. A quell'epoca avevamo tralasciato Tangeri per assecondare l'idea di una rotta alternativa, via nave dalla Spagna in una città vicina all'Algeria e ben poco avvezza al turismo. Non che Tangeri sia piena di turisti, anzi...
Quando si cercano informazioni su Tangeri prima di partire si trovano pessime recensioni: si fa presto a bollarla come una metropoli malfamata, sporca e pericolosa. Per molti che arrivano via mare dalla Spagna il primo impatto non è dei migliori, ma d'altronde i grandi porti di mare hanno spesso un aspetto tra il sordido e il dimesso. Da lì, massimo il giorno dopo, la maggior parte della gente scappa verso altre mete senza darsi il tempo di conoscere questa bianca regina a cavallo tra Mediterraneo e Oceano, tra Europa e Africa, che avrebbe molto da offrire se solo le si desse l'occasione di esprimersi. Ecco, noi questa occasione abbiamo voluto dargliela. E non ci ha delusi.

E poi i tempi cambiano in fretta. Lo sviluppo del turismo sta modificando tutto il Marocco, Tangeri inclusa. Non vi fidate di noi? Credete allora alla Classifica Lonely Planet 2011 delle 10 città da visitare: Tangeri è addirittura seconda, dopo nientemeno che New York. Andarci oltretutto è molto facile: bastano il passaporto e un volo low cost.

Rispetto a Milano, Tangeri è una decina di chilometri più estesa ed è popolata da circa la metà degli abitanti. Ma l'ultimo censimento risale al 2004 e il numero di Tangerini, già quasi triplicato nel ventennio precedente, continua a crescere. Te ne accorgi subito dall'aereoporto al centro: si perde il conto dei cantieri aperti fra palazzi squadrati che sembrano messi lì a smascherare le false promesse dei cartelli pubblicitari attaccati alle gru. Sono per chi ha abbandonato le campagne e cerca di emergere in una città emergente (che pure vanta una lunga storia). Ma qui, a farsi largo verso il cielo, ci sono soltanto antenne disordinate su tetti ai cui piedi le vie d'accesso sono rimaste quelle di prima: non le strade asfaltate dei disegni in 3D, ma sentieri polverosi buoni per schivare con noncuranza l'immondizia abbandonata.

Poi arrivi in città, e tutto sembra accadere in pochi isolati, con un movimento incessante di fatti e persone che orbitano attorno alla medina. La città vecchia entro le mura antiche si inerpica fino alla casbah promettendo la vista sull'Europa al di là dello stretto, foschia permettendo. Da qualunque parte si arrivi, alla fine si sbuca nel Grand Socco, la piazza di accesso principale alla medina. Qui il tempo scorre veloce stando semplicemente seduti su una delle tante panchine a guardar scorrere l'umanità: motorini dall'aria preistorica sfrecciano scoppiettanti e nella scia d'aria inquinata si infilano i piccoli taxi azzurri o quelli collettivi color crema (le classiche vecchie Mercedes dove i passeggeri si aggregano dividendosi la spesa, 2 sul sedile davanti e 4 dietro). C'è chi resta a guardare la strada, in fila ai tavolini dei caffè all'aperto sorseggiando the verde alla menta, e chi passa svelto una due tre volte, con chissà quali commissioni da sbrigare. Qualunque cosa stiano facendo, sembrano tutti molto indaffarrati. Passano cappelli di paglia tradizionali decorati da pompon di lana varipinta per identificare al colpo d'occhio le contadine che ci camminano sotto e che due volte a settimana (il giovedì e la domenica) espongono ortaggi e uova. Gli altri mercati invece non conoscono sosta: nel suk dentro la medina non si può fare altro che seguire le vie principali e da lì infilarsi nei vicoli. Se ti fermi a osservare la merce probabilmente finirai per contrattare un prezzo che a te sembra basso. Se invece tiri dritto difficilmente verrai fermato: mostrati sicuro e riempiti gli occhi e il naso con quell'inebriante concentrato di sud. E alla fine ti ritroverai al punto di partenza.

Alla fine sarà ora di partire. Ma prima, vogliamo darvi un suggerimento: assicuratevi di aver dato alla città il tempo di raccontare se stessa. In che modo?

Seguendo la nostra lista delle 7 cose da fare a Tangeri!


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Voli low cost, aggiornamento al 26 novembre 2010: Ryan Air da Orio al Serio, Air Berlin da Olbia e Palermo.

Dove abbiamo dormito: Hotel El Muniria, Rue de Magellan, non lontano dalla Medina. Una pensione dal prezzo medio, camere con bagno privato ma non più di tanto curate né pulite. Pare sia comunque meglio di molti altri.