Sono sbarcata all'Asinara a fine giugno, ovvero l'inizio della stagione turistica, avviatasi lentamente dopo che per tre mesi il traghetto di linea da Porto Torres era stato fermo, con conseguenti problemi di approvvigionamento per i (pochi) abitanti di quest'isola sarda. Ci sono salita nel giorno in cui trasportavano le bombole di gas, e per poco non ho rischiato di restare a terra perché il numero di posti per passeggeri era limitato. Oltre a me, gli unici a fermarsi a dormire all'Ostello di Cala d'Oliva sono un gruppo di venti ragazzi venuti qui con l'istruttore di apnea, una coppia di signore di mezza età e un altro viaggiatore in cerca di mete inesplorate da proporre come guida.
Il mio obiettivo è uno: godermi questo luogo davvero ai confini del mondo conosciuto e viverlo dal mio punto di vista preferito: in sella a un cavallo locale. Così ben prima di organizzare trasferimento e ostello, mi ero premurata di contattare il Centro di Escursionismo Equestre Cavalcando l'Asinara. Valentina, Consuelo e Cristina lo portano avanti con grande energia, occupandosi (oltre che di un bel gruppo di asinelli) dei cavalli addestrati per le passeggiate, "colleghi" degli altri equini che sull'isola vivono in branchi allo stato brado.


Ad aprire la fila c'è Medea, una saura che conosce a memoria i percorsi e che ha decisamente beneficiato della chiusura del carcere: dopo anni di abusi da parte di una guardia carceraria nota per la durezza dei modi, tanto verso i detenuti quanto verso gli animali (e deduco gli esseri viventi in generale), è tornata lentamente a fidarsi delle persone grazie alla doma dolce delle ragazze. In loro c'è il giusto mix di grinta e concretezza, unita alla conoscenza e all'amore per questi meravigliosi animali.
Con la baia tutto pepe Elena alle spalle a chiudere la fila, monto la "mia" India, una morellina dal passo scattante che convinco a non strusciarsi contro i cespugli. Ma la sua vera passione è l'acqua e me lo dimostra prima di rientrare in scuderia, quando ci fermiamo nella spiaggetta vicina e ci concediamo una breve galoppata tra gli schizzi salati, stando attenta (per quanto mi riguarda) a distogliere India dal desiderio (più che comprensibile) di buttare me e se stessa tra le onde.
A fine cavalcata mi resta il tempo per consumare in riva al mare il packed lunch acquistato all'ostello, tornare a piedi allo stagno dove avevo avvistato degli splendidi esemplari di Cavaliere d'Italia (una specie migratoria rarissima altrove, ma evidentemente affezionata alla natura protetta dell'isola), scattare qualche foto agli asinelli albini, recuperare lo zaino al bar e salire sul traghetto che mi riporterà a Porto Torres. Da lì, con un po' di fortuna, riesco a incastrare il bus per la prossima tappa: la bellissima città di Alghero.
Saluto quest'isola con la promessa di tornare e salutare i cavalli e gli umani del centro equestre: in fondo se questo viaggio è stato così speciale lo devo soprattutto a loro.
Alla prossima!
elly
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