mercoledì 29 dicembre 2010

Capodanno in Slovenia

Buon 2011 a tutti!

Noi lo iniziamo qui:




In un paesino sulle Alpi Giulie che si prospetta abbastanza appartato e tranquillo. Qualche giorno di fuga dove prevedere qualche sciata, un po' di sano ozio, scrittura, libri, musica e dolcezza.

A presto,
Elly e Fabio

venerdì 26 novembre 2010

Tangeri. La città bianca che non delude


Una cosa è non viaggiare e un'altra è rimandare il momento in cui mettere a posto cose, foto e ricordi...e postare sul blog i viaggi fatti. Per Tangeri è andata così: un weekend infilato a forza tentando di prolungare l'estate, dopo che tutta la stagione se ne era andata con un nulla di fatto o quasi quanto a spostamenti, a parte "i soliti". Al ritorno, a settembre ormai inoltrato, potevamo soltanto ributtarci a capofitto in tutto ciò che avevamo messo in attesa e che non poteva più attendere.

Tornare in Marocco è stato come rivivere il viaggio del 2007, su e giù per il Paese con ogni mezzo possibile. Le stesse insegne sopra i negozi, gli sguardi profondi delle persone contornati dal nero del kajal, lo stesso odore speziato per le strade e stantio nella stanza della pensione che non vedeva idraulici e imbianchini almeno dai tempi in cui lì stavano William S. Burroughs e i colleghi della Beat Generation. C'era insomma un già vissuto che potevamo far riaffiorare dai ricordi. Ma c'era anche il nuovo da scoprire. A quell'epoca avevamo tralasciato Tangeri per assecondare l'idea di una rotta alternativa, via nave dalla Spagna in una città vicina all'Algeria e ben poco avvezza al turismo. Non che Tangeri sia piena di turisti, anzi...
Quando si cercano informazioni su Tangeri prima di partire si trovano pessime recensioni: si fa presto a bollarla come una metropoli malfamata, sporca e pericolosa. Per molti che arrivano via mare dalla Spagna il primo impatto non è dei migliori, ma d'altronde i grandi porti di mare hanno spesso un aspetto tra il sordido e il dimesso. Da lì, massimo il giorno dopo, la maggior parte della gente scappa verso altre mete senza darsi il tempo di conoscere questa bianca regina a cavallo tra Mediterraneo e Oceano, tra Europa e Africa, che avrebbe molto da offrire se solo le si desse l'occasione di esprimersi. Ecco, noi questa occasione abbiamo voluto dargliela. E non ci ha delusi.

E poi i tempi cambiano in fretta. Lo sviluppo del turismo sta modificando tutto il Marocco, Tangeri inclusa. Non vi fidate di noi? Credete allora alla Classifica Lonely Planet 2011 delle 10 città da visitare: Tangeri è addirittura seconda, dopo nientemeno che New York. Andarci oltretutto è molto facile: bastano il passaporto e un volo low cost.

Rispetto a Milano, Tangeri è una decina di chilometri più estesa ed è popolata da circa la metà degli abitanti. Ma l'ultimo censimento risale al 2004 e il numero di Tangerini, già quasi triplicato nel ventennio precedente, continua a crescere. Te ne accorgi subito dall'aereoporto al centro: si perde il conto dei cantieri aperti fra palazzi squadrati che sembrano messi lì a smascherare le false promesse dei cartelli pubblicitari attaccati alle gru. Sono per chi ha abbandonato le campagne e cerca di emergere in una città emergente (che pure vanta una lunga storia). Ma qui, a farsi largo verso il cielo, ci sono soltanto antenne disordinate su tetti ai cui piedi le vie d'accesso sono rimaste quelle di prima: non le strade asfaltate dei disegni in 3D, ma sentieri polverosi buoni per schivare con noncuranza l'immondizia abbandonata.

Poi arrivi in città, e tutto sembra accadere in pochi isolati, con un movimento incessante di fatti e persone che orbitano attorno alla medina. La città vecchia entro le mura antiche si inerpica fino alla casbah promettendo la vista sull'Europa al di là dello stretto, foschia permettendo. Da qualunque parte si arrivi, alla fine si sbuca nel Grand Socco, la piazza di accesso principale alla medina. Qui il tempo scorre veloce stando semplicemente seduti su una delle tante panchine a guardar scorrere l'umanità: motorini dall'aria preistorica sfrecciano scoppiettanti e nella scia d'aria inquinata si infilano i piccoli taxi azzurri o quelli collettivi color crema (le classiche vecchie Mercedes dove i passeggeri si aggregano dividendosi la spesa, 2 sul sedile davanti e 4 dietro). C'è chi resta a guardare la strada, in fila ai tavolini dei caffè all'aperto sorseggiando the verde alla menta, e chi passa svelto una due tre volte, con chissà quali commissioni da sbrigare. Qualunque cosa stiano facendo, sembrano tutti molto indaffarrati. Passano cappelli di paglia tradizionali decorati da pompon di lana varipinta per identificare al colpo d'occhio le contadine che ci camminano sotto e che due volte a settimana (il giovedì e la domenica) espongono ortaggi e uova. Gli altri mercati invece non conoscono sosta: nel suk dentro la medina non si può fare altro che seguire le vie principali e da lì infilarsi nei vicoli. Se ti fermi a osservare la merce probabilmente finirai per contrattare un prezzo che a te sembra basso. Se invece tiri dritto difficilmente verrai fermato: mostrati sicuro e riempiti gli occhi e il naso con quell'inebriante concentrato di sud. E alla fine ti ritroverai al punto di partenza.

Alla fine sarà ora di partire. Ma prima, vogliamo darvi un suggerimento: assicuratevi di aver dato alla città il tempo di raccontare se stessa. In che modo?

Seguendo la nostra lista delle 7 cose da fare a Tangeri!


* * * *
Voli low cost, aggiornamento al 26 novembre 2010: Ryan Air da Orio al Serio, Air Berlin da Olbia e Palermo.

Dove abbiamo dormito: Hotel El Muniria, Rue de Magellan, non lontano dalla Medina. Una pensione dal prezzo medio, camere con bagno privato ma non più di tanto curate né pulite. Pare sia comunque meglio di molti altri.

giovedì 11 marzo 2010

Cereali con verdure


Sono così felice del pranzo appena consumato che condivido subito questa ricetta vegana appena sperimentata tanto semplice quanto sana e gustosa. Ciascuno di voi potrà scegliere qualche variante in base al suo gusto e alle verdure di stagione (o presenti nel frigorifero...).

Ingredienti (per 2 persone):
125 g. cereali misti
1/4 cavolfiore
1/4 peperone
1 carota
1/2 porro
olio d'oliva
sale e pepe

Preparazione
Fate cuocere i cereali in acqua bollente poco salata. Esistono in commercio mix di cereali, alcuni pronti in 10 minuti (io usato quello con grano duro, farro perlato, riso Thai rosso integrale e lenticchie rosse decorticate). Se scegliete di mescolare da soli cereali diversi verificate il tempo di cottura di ciacuno e aggiungeteli in acqua bollente gradualmente, partendo ovviamente da quello che impega più tempo.
A termine cottura scolate e lasciate da parte.

Nel frattempo affettate le verdure. Spazio alla fantasia sulle forme, purché di dimensioni relativamente piccole per tempi di cottura uniformi. Io ho messo il porro a dischetti sottili, il peperone a striscie sottili, la carota sbucciata affettata con il pelapatate, il cavolo a pezzi molto piccoli.

Fate scaldare apena un po' d'olio d'oliva in padella antiaderente (abbastanza capiente da poter contenere poi anche i cereali) e aggiungete le verdure. Mettete un po' di sale o insaporitore vegetale. Durante la cottura girate di tanto in tanto e aggiungete poca acqua gradualmente se vedete che le verdure tendono ad attaccarsi al fondo.

A cottura ultimata (circa 10/15 minuti) aggiungete in padella i cereali e fateli saltare insieme un paio di minuti mescolando.

Una volta nel piatto cospargete di prezzemolo fresco tritato, un po' di pepe e un filo d'olio crudo, ispirandovi all'idea che in cucina l'occhio vuole sempre la sua parte!

Buon appetito ;-)

Elly

ps: questo piatto può essere consumato anche freddo, soprattutto d'estate!

martedì 2 marzo 2010

Casa


Nel continuare a immaginare la meta del prossimo viaggio, non posso fare a meno di chiedermi cosa significhi tornare a casa. Che cos'è la casa? Ha a che fare con la geografia? Con lo spazio o con il tempo? Con l'arredamento?

Mi guardo attorno e vedo libri, mobili, tecnologie, stoviglie...sento un odore familiare e i rumori ovattati che si insinuano dalla finestra aperta in un giorno che annuncia da lontano la primavera. Vedo me stessa, davanti al pc che, portatile, sembra dirmi: ovunque tu vada verrò con te.

In un monolocale non puoi dare troppo spazio al superfluo, e così ognuno di questi oggetti è impregnato di storia, di eventi, persone e ricordi. Potrei mai separarmi da tutto questo? E se sì, quanto a lungo?

Oggi la mia casa è questa, sono queste quattro mura impregnate di me.

Eppure questa consapevolezza non basta a chiarirmi le idee su quale sia la mia casa, il mio posto. Forse perché non è possibile essere "monogami" quando si tratta di casa. Forse perché la stabilità è un limite, un confine, che a volte bisogna avere il coraggio di oltrepassare per affacciarsi al nuovo, a costo di abbandonare quegli odori e rumori così rassicuranti per trovarne altri che in un momento speciale potrebbero provocare la stessa sensazione di intimità.

Ci sono cose che vengono sempre con me, e non soltanto perché sono oggetti utili, ma più spesso perché hanno valore al di là di ogni confine geografico. Le altre possono sempre restare da qualche parte, nel posto che assegno loro, dove aspetteranno il mio ritorno.

Le cose sono cose, le persone no. Le persone possono attendere un ritorno, possono sperare e pregare che la distanza si assottigli fino a scomparire, fino a diventare da due a una cosa sola. Ma aspettare non basta. Bisogna agire. Bisogna lasciare il proprio posto e andare verso uno nuovo, annullare le distanze, che sia per poche ore, giorni o settimane. Perché quel tempo trascorso in movimento è l'unico antidoto al veleno che l'attesa è capace di iniettarti nel sangue. Devi muoverti, e andare incontro a ciò di cui non puoi fare a meno.

E allora, di nuovo, la vera domanda è di cosa non posso, non voglio fare a meno? Non è passato molto tempo da quando ho iniziato a chiedermelo, e ad ascoltarmi, ma alcune risposte sono già arrivate. Sono frammenti, verità parziali che quasi si contraddicono, ma tutte estremamente significative. Stanno arrivando, rapide, a comporre il puzzle.

Sospetto che quando l'avrò completato, la parola casa avrà assunto un significato nuovo. Sospetto, e dentro di me spero, che casa mia sarà ogni luogo dove sarò riuscita ad annullare le distanze da ciò di cui non intendo più fare a meno.

lunedì 22 febbraio 2010

Ciao Sergio,

se contassi tutti i minuti in cui abbiamo parlato da quando ti ho incontrato forse non verrebbe fuori neppure un'ora di tempo. Neppure abbastanza tempo per dirti il mio nome. Ma questi pochi istanti nello spazio di un weekend sono bastati a lasciare un segno.

Ci siamo salutati una domenica pomeriggio di inizio febbraio, dando per scontato che sarei tornata all'Albani, prima o poi, e che ti avrei trovato lì. Ti guardavo mentre tornavi indietro in motoslitta dopo avermi dato un passaggio sulle piste... lo sai che, anche se non l'hai ammesso, penso ancora che tu l'abbia fatto apposta a prendere quel saltino sulla neve? Solo perché sapevi che era divertente... e sì che di risate se n'erano già fatte un bel po' fin dalla sera prima, con tutta quella gente stipata a cena nel rifugio, a mangiare e bere... Mi sto sforzando di ricordare il più possibile di quei minuti sparsi, anche i ricordi apparentemente più insignificanti che ho di te non li voglio perdere perché sono gli unici che ci sono stati concessi.

Mi hai detto che sì, era tutto bello e amavi lavorare lì, ma il meglio era la domenica sera, quando ormai erano andati via tutti o quasi e potevi rilassarti e goderti il silenzio della montagna. Se solo ci fosse stato il tempo... ti avrei chiesto cosa facevi in quelle sere libere, leggevi un libro? A cosa pensavi?

E poi che ridere... la storia che se mangiavo la torta diventavo alta...Fabio ti reggeva il gioco e voi due lì a dirmi che un giorno, di punto in bianco, sarebbe successo anche a me di svegliarmi una mattina e ritrovarmi una stangona com'era successo a voi. In tutto quel casino sei riuscito anche a trovare il modo per chiedermi perché non mangiavo carne. Lo sai che ti ho veramente apprezzato perché eri sinceramente interessato a capire, non volevi giudicarmi per questa scelta.

E poi il giorno dopo abbiamo parlato anche del futuro: volevi diventare istruttore di alpinismo, e parlavamo delle falesie che saremmo andati a fare insieme. Si è parlato pure di girare un documentario sulla Presolana. Senti, magari non se ne sarebbe fatto nulla, però era bello credere che l'avremmo fatto. Era bello pensare a quando ci saremmo rivisti, per condividere qualche altro momento insieme. MI e CI sei rimasto dentro. Ci siamo affezionati a te in un modo diverso, non comune rispetto alla quantità di persone che si incontrano nella vita che così come arrivano se ne vanno senza lasciare un segno. Credo che il motivo sia uno solo: sei una persona speciale. Che rabbia, con tutte le persone poco speciali che ci sono in giro, doveva toccare proprio a te, a 24 anni?

Sergio, hai avuto paura? Ci pensavi che lì, sulla neve e sulle montagne che ti rendevano così entusiasta, saresti potuto morire?

Sergio, non è che io possa fare tanto a questo punto. Però vorrei fare qualcosa lo stesso, perché questa tristezza mista a rabbia mi mette addosso un'energia strana. Di preciso ancora non lo so, però te lo prometto: non appena riesco a creare qualcosa di buono, se riesco a fare qualcosa che ti rispecchi anche solo un minimo, te la dedico. Ok?

Con Fabio parliamo spesso di andare in cima alla Presolana (dalla via normale...almeno per la prima volta)... quel giorno, in cui saremo un po' più in alto del solito, ti renderemo partecipe di quell'emozione.

In cima alla montagna che ti ha visto andare via, ti prometto di pensare a te. Però, nel caso in cui ti fosse possibile... pensami anche tu.

Elly

Martedì 23 febbraio.
Non te la prendi, vero, se anziché chiamarlo "funerale" quella di ieri la chiamo "la tua festa"? Perché ok che eravamo tutti tristissimi (quanta gente che c'era per te, sono felice che siamo così in tanti a pensarti) ma scommetto che non c'era nessuno che in mente non avesse un momento con te in cui si erano fatte delle gran risate. E così a me piace pensare che è stato il tuo party d'addio, per salutarti ancora una volta e dirti GRAZIE. Sei grande... lo dicono tutti! Ho la tua foto, ti guardo quando la nostalgia prende il sopravvento, ma tu sei lì che sorridi e mi passa. Tra l'altro...Fabio è d'accordo: la prossima volta che andiamo ad arrampicare la foto la portiamo con noi. Ma non è che ti va di essere il nostro "spirito guida"? Magari un consiglio di tanto in tanto, un incitamento...ché di esperienza ne dobbiamo ancora fare e ci serve il tuo aiuto.
Lo prendo per un sì.

Mercoledì 11 marzo.
Lo scorso week end siamo tornati a sciare a Colere. Era la prima volta che ci tornavo da quando ci eravamo incontrati. Siamo rimasti sulle piste, e da lì ho visto i fiori che qualcuno ha lasciato per te all'inizio della stradina per l'Albani. Ci sono passata vicino, mi sono fermata e ho pensato che è proprio lì che ci siamo salutati l'ultima volta.
C'era il sole. Il vento forte faceva sembrare gelidi i suoi raggi di luce. Ho pensato che potevo permettermi di essere abbastanza ingenua dal credere che mi stavi guardando. Dall'alto. La sera a cena abbiamo parlato di te, di ciò che ciascuno di noi ricordava di quel weekend. C'eri tu, c'eravamo noi, c'era il sole anche quel giorno. Mentre ero a Colere ti ho sentito contemporaneamente più vicino, ma anche più lontano. E' stato come salutarti di nuovo ancora una volta, e sapere che tornata a casa tu saresti rimasto comunque a quella stessa distanza che non riesco a immaginare nè a definire. Costantemente lontano e vicino allo stesso tempo.

mercoledì 13 gennaio 2010

Ibiza? Fuori stagione!


Il regalo a sorpresa che ho scelto per il compleanno di Fabio...Dal 12 al 16 dicembre 2009, ovvero come fare di un'isola generalmente invasa da un turismo discutibile un piccolo paradiso per una fuga mediterranea.
Merito della linea Orio al Serio-Ibiza di Ryan Air, prenotato con largo anticipo, e del fatto che tutto sommato un po' sentivamo la mancanza del mare. E così, in un inverno isolano che assomiglia più a un nostro autunno ma più luminoso, abbiamo scovato l'altro lato di Ibiza, quello della gente che ci vive e la sera dopo il lavoro va a fare shopping per i regali di Natale, quello che i locali per turisti sono chiusi e in quelli aperti ci trovi davvero gli ibizenchi, quello che in pensione una camera doppia con bagno in comune la paghi 30 euro a notte (15 a testa) e poi il bagno lo usi solo tu perché non ci sono altri ospiti. (Per info Hostal Sol Y Brisa, non hanno sito web nè mail e la signora parla soltanto spagnolo; camere essenziali rimodernate, nella città nuova non lontano dal centro, vicino alla passeggiata di Vara de Rey).

In sintesi: paesaggi fantastici, cale e spiagge deserte da paradiso tropicale, incredibile centro storico della città cinto da mura, cibo e soprattutto pesce spaziale, in generale prezzi onesti.

E visto che Fabio ha fatto il corso d'arrampicata e che io finalmente ho inaugurato scarpette, imbrago e quant'altro ci siamo portati corda e rinvii e siamo andati alla ricerca delle falesie. Ci sono molte vie lunghe a più tiri e spesso di alto livello, ma qualche quarto o quinto grado si trova. Essenziale però è procurarsi il libro (in effetti quasi introvabile) Ibiza Escalada Deportiva, ce illustra tutte le vie attrezzate dell'isole e fornisce consigli preziosi.

martedì 12 gennaio 2010

Buon 2010!

Ok, ancora una volta abbiamo lasciato che troppo tempo scivolasse via dall'ultimo post.
A parziale scusante bisogna dire subito che dopo il mitico viaggio a Capo Nord l'estate è finita in fretta, il lavoro è ricominciato per entrambi rinforzando nuovamente l'asse Roma-Milano tra noi due.
E' stato un autunno ricco di novità, che è letteralmente volato con l'energia del lavoro in attesa del week end giusto per rivedersi, e anche a quel punto il tempo non era mai abbastanza.
Però alla fine un viaggetto l'abbiamo fatto: regalo di compleanno per Fabio, con una manciata di giorni d'anticipo per fargli la sorpresona...e si va a IBIZA! Ma di questo meglio parlare in un post dedicato.
Poi arriva il Natale, pranzi e cene a gogo, fino a trasferta sciistica a Colere, nell'appartamento di amici affittato per lastagione in modo tale da strisciare la notte a letto ed essere in grado di sciare il giorno dopo pur con grandi dormite mattutine.
Il 2010 è iniziato bene, per entrambi, con prospettive non del tutto chiare se non nel breve periodo ma se non altro stimolanti.
Prima di salutarci per una nuova partenza credo di aver detto qualcosa del tipo "vorrei che questo fosse l'anno per un viaggio LONTANO". Meglio tenerlo a mente, e restare pronti a partire.