domenica 26 agosto 2012

Arrivare a Capo Nord?

Capo Nord dal Knivskjellodden
Il 21 agosto 2009 iniziava con questo titolo una paginetta scritta rigorosamente a penna blu sul quaderno di viaggio. Avevamo dato un nome al nostro itinerario: "Nord! Nord! Nord!". Proprio quel giorno stava iniziando il ritorno verso sud, dopo giorni di esplorazione dell'estremo nord della Scandinavia, felici di aver preso una decisione controcorrente e di averla portata a termine. La domanda era legittima: perché dovremmo arrivare fino a Capo Nord? 


Non certo per la straordinarietà dell'impresa: volo low cost, tenda e zaino, qualche treno notturno e il noleggio di un'auto per le zone più estreme non sono facili come un pacchetto chiavi in mano d'agenzia ma neppure roba da eroi. C'è chi l'ha fatto in Vespa, chi in bicicletta... allora sì che ti puoi bullare con il tuo mezzo pieno di adesivi tra i camper che affollano il parcheggio a pagamento, tutti in fila in cima a una scogliera a fare... che cosa? Una spaghettata boreale?

E nemmeno per poterci togliere la soddisfazione di mettere i piedi nel punto più settentrionale d'Europa. Eh no, perché il punto più a nord è il promontorio di fianco al Nordkapp, dal nome meno pronunciabile di Knivskjellodden. Con la latitudine non si scherza, e quindi abbiamo scelto di andarlo a fotografare, quel mitico sperone di roccia che prese il nome di Capo Nord semplicemente perché era il primo punto visibile da lontano, e quindi il simbolo di chi arrivava dal mare, con grande sollievo. Inoltre, la comodità della conformazione geografica, una spianata perfetta per costuire parcheggi, alberghi, ristoranti, bar,  negozi e addirittura un ufficio postale con il proprio CAP, ha alimentato il mito di Capo Nord fino a farlo diventare la meta principale dei viaggi in Scandinavia e facendo lievitare i prezzi più alti della Norvegia.

Tutto ciò ci ha fatto passare la voglia di andarci, con buona pace dei bei tramonti mancati. 
La contromossa è dedicare un giorno di cammino per andare 
nel VERO punto più a nord dell'Europa.

Renne lungo il sentiero del Knivskjellodden
Arrivare alla punta del Knivskjellodden è un'esperienza intensa, perché l'unico mezzo via terra per raggiungerlo sono i piedi. Le renne che si incontrano lungo il cammino si orientano alla perfezione; per noi invece è sufficiente avvistare i grandi "omini" di pietra per seguire la direzione giusta in questa distesa perlopiù pianeggiante che solo nel tratto finale scende con più decisione verso il mare e prosegue lungo la costa. In fondo al capo, trovate un piccolo monumento e un libro firma dove lasciare un segno del vostro passaggio, custodito in un armadietto proprio come accade sulle nostre vette alpine.

Dopo 9 km a piedi, ci sediamo a osservare Capo Nord. Siamo decisamente più a nord di lui. Abbiamo speso soltanto le nostre calorie per arrivarci e in effetti non stiamo per fare nessuna spaghettata. Ma cosa importa? In fondo ci sentiamo come quei marinai che, osservando da lontano la falesia severa tra le onde, potevano sentire di essere davvero arrivati dove volevano.

Come arrivare al Knivskjellodden
Seguite l'indicazione del sentiero segnalato lungo l'unica strada che porta a Capo Nord (la E69) pochi chilometri prima dell'arrivo alla meta. Il sentiero procede per circa 9 km in direzione nord-ovest. Vedendo alcuni turisti poco informati iniziare il percorso nel tardo pomeriggio, ci sentiamo di ricordare che non è una passeggiata del dopo pranzo, ma un trekking di 18km A/R per il quale bisogna calcolare almeno sei ore e portare attrezzatura adeguata tra cui calzature impermeabili, qualche provvista e giacca impermeabile antivento. Detto ciò, è un percorso tecnicamente facile che regala paesaggi meravigliosi in questo deserto nordico privo di alberi, ma ricco di laghetti e spesso punteggiato dalle renne in libertà.


Un sentiero nell'Abisko National Park
IL VIAGGIO
In  sintesi, ecco come abbiamo strutturato il viaggio dall'Italia con l'obiettivo di:
- spendere il meno possibile (in Scandinavia è un'impresa ardua di per sé)
- fare un'immersione nella natura selvaggia del nord Europa
- ottimizzare i tempi
- riposare ogni tanto.

Quando ci siamo stati
Dal 13 al 29 agosto 2009, 17 giorni in totale di cui:
- 2 giorni a Stoccolma
- 10 giorni nel nord di Svezia e Norvegia
- 5 giorni nel sud di Svezia e Norvegia

Come ci siamo spostati
- Volo low cost Ryanair da Orio al Serio a Stoccolma Skavsta (bus per Stoccolma città, oltre un'ora di viaggio)
- Treno notturno per Kiruna (Svezia)
- Noleggio auto a Kiruna per 9 giorni per girare nel nord di Svezia e Norvegia passando per: Abisko National Park, Isola di Senja, Tromso, Oksfjordjokkelen, Honnigsvag, Knivskjellodden, Stabburfossen, Kautokeino
- Rientro a Kiruna in auto e nuovo treno notturno per Stoccolma + coincidenza treno per Goteborg (Svezia)
- Autobus per Hamburgsund (Svezia)
- Autobus per Stromstad (Svezia)
- Nave per Sandefjord  (Norvegia)
- Autobus per Torp (Norvegia)
- Volo Ryanair da Oslo Torp per Orio Al Serio


Dove abbiamo dormito
In tenda in campeggio a Stoccolma, Goteborg, Hamburgsund, Stromstad e Sandefjord (è teoricamente possibile piantare la tenda per una sola notte anche fuori dai campeggi purché a distanza da abitazioni o su terreni privati previo consenso del proprietario).
In casette di legno (hytter in svedese e hyatt in norvegese) in campeggi o affittate nei giardini di privati.
In macchina (con la complicità di una station wagon avuta al prezzo di una economica) all'Abisko National Park, Isola di Senja, Honnigsvag, e in svariate piazzole di sosta lungo le strade principali.
In treno sui treni notturni da e per Kiruna.

Come abbiamo risparmiato
La Norvegia è molto più cara della Svezia, motivo per cui, ad esempio, abbiamo noleggiato un'auto svedese... Fate provviste prima di sconfinare e in generale scordatevi le birrette a gogo (oltre a essere un tabù, il consumo di alcoolici è estremamente costoso, così come quello di sigarette). Vita spartana...per forza!

Dove abbiamo camminato nella natura
Oksfjordjokkelen
- Abisko National Park (Svezia): sentieri ben segnalati, vari percorsi
- Oksfjordjokkelen (Norvegia): ultimo ghiacciaio europeo che arriva fino al mare. Sentiero un po' impegnativo, con tratti molto ghiaiosi e scivolosi. Lungo 16 km A/R...portare rifornimenti! In alternativa potete visitarlo in barca...
- Knivskjellodden, 18 km A/R a nord ovest di Capo Nord
- Cascate di Stabburfossen: un passeggiata carina e defaticante nello Stabbursdalen National Park

Altre idee (non sperimentate direttamente ma che sembrano carine, benché non per tutti)
- Dormire in un faro della Norvegia, bello ma ovviamente costoso
- Arrivare a Capo Nord in Vespa, come ha fatto il 27enne Filippo Logli (complimenti!)
- Percorrere il Kungsleden, il sentiero del Re: 440 km a piedi nei parchi nazionali della Svezia, into the wild!

Questo viaggio è stato molto intenso e ha soltanto rimandato un nuovo ritorno nel grande nord, che periodicamente ci richiama a sè. Vi invitiamo a prendere ispirazione da questo itinerario, ringraziando a nostra volta chi prima di noi ci ha dato spunti di ricerca per costruire il nostro viaggio.

Cari viaggiatori, saremo felici di ricevere i vostri commenti e di rispondere alle vostre domande. La mail è sempre la stessa: ellyefabio@gmail.com


A questo link potete vedere gli scatti di Fabio con la sua fidata Nikkormatt.

Per gli anglofoni, consiglio il post di Matthew MacDermotttravel writer freelance che chiama "casa" la costa Australiana ma che gira più volentieri per il mondo, Knivskjellodden incluso.

Buon viaggio, e qualunque sia la vostra meta godetevi il percorso!

lunedì 20 agosto 2012

Asinara a cavallo


Sono sbarcata all'Asinara a fine giugno, ovvero l'inizio della stagione turistica, avviatasi lentamente dopo che per tre mesi il traghetto di linea da Porto Torres era stato fermo, con conseguenti problemi di approvvigionamento per i (pochi) abitanti di quest'isola sarda. Ci sono salita nel giorno in cui trasportavano le bombole di gas, e per poco non ho rischiato di restare a terra perché il numero di posti per passeggeri era limitato. Oltre a me, gli unici a fermarsi a dormire all'Ostello di Cala d'Oliva sono un gruppo di venti ragazzi venuti qui con l'istruttore di apnea, una coppia di signore di mezza età e un altro viaggiatore in cerca di mete inesplorate da proporre come guida.

Il mio obiettivo è uno: godermi questo luogo davvero ai confini del mondo conosciuto e viverlo dal mio punto di vista preferito: in sella a un cavallo locale. Così ben prima di organizzare trasferimento e ostello, mi ero premurata di contattare il Centro di Escursionismo Equestre Cavalcando l'Asinara. Valentina, Consuelo e Cristina lo portano avanti con grande energia, occupandosi (oltre che di un bel gruppo di asinelli) dei cavalli addestrati per le passeggiate, "colleghi" degli altri equini che sull'isola vivono in branchi allo stato brado.

Al centro si arriva in 10 minuti a piedi da Cala Reale (a sinistra, verso sud) lungo l'unica strada di cemento che attraversa l'isola. Oggi è il giorno libero di Consuelo, che mi aveva seguita con scambi di mail e telefonate per organizzare l'uscita: saranno Valentina e Cristina a montare con me e illustrarmi i panorami mozzafiato della parte nord-orientale dell'isola. Oltre a gestire le escursioni e a occuparsi della dura vita di scuderia, le ragazze hanno anche il compito di monitorare i circa cento cavalli che vivono allo stato brado. Da questo punto di vista oggi non è un buon giorno: proprio questa mattina è morto un puledrino che si era ammalato di recente; malgrado stesse reagendo bene alle cure non ce l'ha fatta e la delusione è forte.

Anche se il morale non è alle stelle, ci dedichiamo alla nostra escursione: dopo sellaggio e riscaldamento ala corda è ora di partire. L'escursione dura due ore abbondanti e unisce due itinerari a nord e a sud del centro, toccando tratti di scogliera e più vicini all'acqua,  intervallati da percorsi nell'entroterra e nella macchia mediterranea, dove un trottino interrompe il ritmo regolare del passo. Le cale si susseguono, con il loro colore blu intenso. E si passa anche per alcuni ruderi dell'ex colonia penale.


Ad aprire la fila c'è Medea, una saura che conosce a memoria i percorsi e che ha decisamente beneficiato della chiusura del carcere: dopo anni di abusi da parte di una guardia carceraria nota per la durezza dei modi, tanto verso i detenuti quanto verso gli animali (e deduco gli esseri viventi in generale), è tornata lentamente a fidarsi delle persone grazie alla doma dolce delle ragazze. In loro c'è il giusto mix di grinta e concretezza, unita alla conoscenza e all'amore per questi meravigliosi animali.

Con la baia tutto pepe Elena alle spalle a chiudere la fila, monto la "mia" India, una morellina dal passo scattante che convinco a non strusciarsi contro i cespugli. Ma la sua vera passione è l'acqua e me lo dimostra prima di rientrare in scuderia, quando ci fermiamo nella spiaggetta vicina e ci concediamo una breve galoppata tra gli schizzi salati, stando attenta (per quanto mi riguarda) a distogliere India dal desiderio (più che comprensibile) di buttare me e se stessa tra le onde.


A fine cavalcata mi resta il tempo per consumare in riva al mare il packed lunch acquistato all'ostello, tornare a piedi allo stagno dove avevo avvistato degli splendidi esemplari di Cavaliere d'Italia (una specie migratoria rarissima altrove, ma evidentemente affezionata alla natura protetta dell'isola), scattare qualche foto agli asinelli albini, recuperare lo zaino al bar e salire sul traghetto che mi riporterà a Porto Torres. Da lì, con un po' di fortuna, riesco a incastrare il bus per la prossima tappa: la bellissima città di Alghero.
 












Saluto quest'isola con la promessa di tornare e salutare i cavalli e gli umani del centro equestre: in fondo se questo viaggio è stato così speciale lo devo soprattutto a loro.

Alla prossima!
elly