lunedì 22 febbraio 2010

Ciao Sergio,

se contassi tutti i minuti in cui abbiamo parlato da quando ti ho incontrato forse non verrebbe fuori neppure un'ora di tempo. Neppure abbastanza tempo per dirti il mio nome. Ma questi pochi istanti nello spazio di un weekend sono bastati a lasciare un segno.

Ci siamo salutati una domenica pomeriggio di inizio febbraio, dando per scontato che sarei tornata all'Albani, prima o poi, e che ti avrei trovato lì. Ti guardavo mentre tornavi indietro in motoslitta dopo avermi dato un passaggio sulle piste... lo sai che, anche se non l'hai ammesso, penso ancora che tu l'abbia fatto apposta a prendere quel saltino sulla neve? Solo perché sapevi che era divertente... e sì che di risate se n'erano già fatte un bel po' fin dalla sera prima, con tutta quella gente stipata a cena nel rifugio, a mangiare e bere... Mi sto sforzando di ricordare il più possibile di quei minuti sparsi, anche i ricordi apparentemente più insignificanti che ho di te non li voglio perdere perché sono gli unici che ci sono stati concessi.

Mi hai detto che sì, era tutto bello e amavi lavorare lì, ma il meglio era la domenica sera, quando ormai erano andati via tutti o quasi e potevi rilassarti e goderti il silenzio della montagna. Se solo ci fosse stato il tempo... ti avrei chiesto cosa facevi in quelle sere libere, leggevi un libro? A cosa pensavi?

E poi che ridere... la storia che se mangiavo la torta diventavo alta...Fabio ti reggeva il gioco e voi due lì a dirmi che un giorno, di punto in bianco, sarebbe successo anche a me di svegliarmi una mattina e ritrovarmi una stangona com'era successo a voi. In tutto quel casino sei riuscito anche a trovare il modo per chiedermi perché non mangiavo carne. Lo sai che ti ho veramente apprezzato perché eri sinceramente interessato a capire, non volevi giudicarmi per questa scelta.

E poi il giorno dopo abbiamo parlato anche del futuro: volevi diventare istruttore di alpinismo, e parlavamo delle falesie che saremmo andati a fare insieme. Si è parlato pure di girare un documentario sulla Presolana. Senti, magari non se ne sarebbe fatto nulla, però era bello credere che l'avremmo fatto. Era bello pensare a quando ci saremmo rivisti, per condividere qualche altro momento insieme. MI e CI sei rimasto dentro. Ci siamo affezionati a te in un modo diverso, non comune rispetto alla quantità di persone che si incontrano nella vita che così come arrivano se ne vanno senza lasciare un segno. Credo che il motivo sia uno solo: sei una persona speciale. Che rabbia, con tutte le persone poco speciali che ci sono in giro, doveva toccare proprio a te, a 24 anni?

Sergio, hai avuto paura? Ci pensavi che lì, sulla neve e sulle montagne che ti rendevano così entusiasta, saresti potuto morire?

Sergio, non è che io possa fare tanto a questo punto. Però vorrei fare qualcosa lo stesso, perché questa tristezza mista a rabbia mi mette addosso un'energia strana. Di preciso ancora non lo so, però te lo prometto: non appena riesco a creare qualcosa di buono, se riesco a fare qualcosa che ti rispecchi anche solo un minimo, te la dedico. Ok?

Con Fabio parliamo spesso di andare in cima alla Presolana (dalla via normale...almeno per la prima volta)... quel giorno, in cui saremo un po' più in alto del solito, ti renderemo partecipe di quell'emozione.

In cima alla montagna che ti ha visto andare via, ti prometto di pensare a te. Però, nel caso in cui ti fosse possibile... pensami anche tu.

Elly

Martedì 23 febbraio.
Non te la prendi, vero, se anziché chiamarlo "funerale" quella di ieri la chiamo "la tua festa"? Perché ok che eravamo tutti tristissimi (quanta gente che c'era per te, sono felice che siamo così in tanti a pensarti) ma scommetto che non c'era nessuno che in mente non avesse un momento con te in cui si erano fatte delle gran risate. E così a me piace pensare che è stato il tuo party d'addio, per salutarti ancora una volta e dirti GRAZIE. Sei grande... lo dicono tutti! Ho la tua foto, ti guardo quando la nostalgia prende il sopravvento, ma tu sei lì che sorridi e mi passa. Tra l'altro...Fabio è d'accordo: la prossima volta che andiamo ad arrampicare la foto la portiamo con noi. Ma non è che ti va di essere il nostro "spirito guida"? Magari un consiglio di tanto in tanto, un incitamento...ché di esperienza ne dobbiamo ancora fare e ci serve il tuo aiuto.
Lo prendo per un sì.

Mercoledì 11 marzo.
Lo scorso week end siamo tornati a sciare a Colere. Era la prima volta che ci tornavo da quando ci eravamo incontrati. Siamo rimasti sulle piste, e da lì ho visto i fiori che qualcuno ha lasciato per te all'inizio della stradina per l'Albani. Ci sono passata vicino, mi sono fermata e ho pensato che è proprio lì che ci siamo salutati l'ultima volta.
C'era il sole. Il vento forte faceva sembrare gelidi i suoi raggi di luce. Ho pensato che potevo permettermi di essere abbastanza ingenua dal credere che mi stavi guardando. Dall'alto. La sera a cena abbiamo parlato di te, di ciò che ciascuno di noi ricordava di quel weekend. C'eri tu, c'eravamo noi, c'era il sole anche quel giorno. Mentre ero a Colere ti ho sentito contemporaneamente più vicino, ma anche più lontano. E' stato come salutarti di nuovo ancora una volta, e sapere che tornata a casa tu saresti rimasto comunque a quella stessa distanza che non riesco a immaginare nè a definire. Costantemente lontano e vicino allo stesso tempo.